venerdì 5 febbraio 2016

Filtri solari e Fattore SPF, come interpretarlo?

Ciao a Tutti!
Torno a parlarvi di un argomento particolare, per cui sono ancora "fuori stagione", ma ne parlo comunque ora, portandomi avanti per il momento dell'anno giusto.
Vi parlo infatti dei solari, e in modo particolare del fattore di protezione o SPF (Solar Protection Factor).
A questo proposito, già l'anno scorso, a fine stagione, vi avevo già parlato di come funzionano le due categorie principali di filtri solari, proseguo quindi parlandovi un po' di quali sono i fattori da considerare nella scelta del fattore SPF, oltre al tipo di filtro (Organico o Inorganico).

Già da diversi anni la Commissione Europea ha modificato nuovamente le norme che regolano la definizione dei livelli di protezione dei prodotti solari.
Dato che sempre più aziende si inventavano una loro scala di numerazione, questo passaggio implica l'esistenza di una sola scala di protezione, ovvero l'SPF, ma non solo, la commissione ha cercato di svincolare ancora di più l'etichettatura al numero.

Ma andiamo per gradi; cos'è in concreto l'SPF?

L'SPF rappresenta la percentuale di raggi UV filtrati dal prodotto solare, ovvero una protezione 6 significa che solo 1/6 dei raggi UV raggiunge la pelle. E così via per tutti i numeri, fino al 50+, dove solo 1/50 o meno di raggi solari raggiungono la pelle.
Fino ad alcuni anni fa, i test si basavano solamente sulla protezione dai raggi UVB, responsabili dell'eritema, ma è solo di recente che si è scoperto che sono i raggi UVA quelli più pericolosi, responsabili infatti di fotoinvecchiamento e fotocarcinogenesi, proprio per la loro capacità di superare l'epidermide, grazie alla loro maggiore lunghezza d'onda, e andare a danneggiare il derma, causando danni a lungo termine, non visibili nell'immediato come il semplice eritema.
A questo scopo, i solari in vendita attualmente devono proteggere anche dagli UVA, per almeno un terzo del loro fattore di protezione (ovvero se il fattore di protezione indicato è SPF 6, ovvero filtra 1/6 dei raggi solari, deve garantire di filtrare almeno la metà dei raggi UVA).

Il calcolo dell'SPF non è univoco, infatti non esiste un unico standard di misura e calcolo, ma quello che è sicuro, è che attualmente il metodo di misura prevede un test in vivo, ovvero la somministrazione di radiazione UV su volontari, il test viene condotto anche per testare la resistenza all'acqua del filtro stesso.
I metodi alternativi, quali i test in vitro possono andare bene solamente per la valutazione della protezione UVA e per la valutazione della fotostabilità dei filtri.

Il numero indicato sulla confezione di un solare, però non va re-interpretato, se applicando il prodotto passa solo una certa percentuale di raggi solari, questo non vuol dire che si possa prolungare l'esposizione solare in modo puramente matematico, senza poi riapplicare il solare.
Ovvero, non è che filtrando il sole con una protezione 20, solo il 5% degli UVB raggiunge la mia pelle, allora posso espormi al sole 20 volte più a lungo rispetto a quando non metto la protezione solare!
Anche perché quasi tutti i solari arrivano a quel fattore di protezione solamente se applicati nella giusta quantità, la giusta quantità significa finire un normale flacone da 150 ml in circa una settimana di esposizione solare, e questo valutando una sola persona.
Nella norma, per la mia esperienza, ma anche come risultato a delle indagini, si può dire che già il numero può essere abbassato di molto, probabilmente una normale protezione 20 va già considerata come 15 o anche 7,5, e una 30 come una 20 o anche una 10.
Vanno applicati 2mg/cm2, ma la maggior parte delle persone ne applica molto meno, anche solo un quarto del necessario.
Per dare un'indicazione pratica, bisognerebbe applicare prima di ogni esposizione circa 15 g di prodotto per tutto il corpo, e riapplicare la stessa dose più volte durante il giorno.
Va inoltre considerato che un qualsiasi solare va riapplicato più volte, e la qualità stessa del solare risiede nella sua resistenza sulla pelle.
A questo proposito spesso è più efficace un prodotto sintetico, che garantisce la permanenza dei filtri solari sulla pelle, rispetto ad un prodotto ecobio, che però viene lavato via con la prima sudata o con la prima capatina nell'acqua.

La protezione inoltre aumenta in modo lineare solo per quanto riguarda le scottature, non per quanto riguarda il danno biologico sottostante, e in ogni caso, un fattore di protezione 30 ha una prestazione solo leggermente maggiore rispetto ad un fattore di protezione 50+, il primo infatti assorbe/riflette il 97% dei raggi solari UVB (anche UVA solamente se si tratta di un prodotto con soli filtri solari fisici), il secondo il 98%.

A questo proposito, la Commissione Europea ha cercato di rivoluzionare il sistema di etichettatura dei solari, cercando di dare minore importanza al numero riportato (che è comunque necessario per mettere in commercio un solare), distinguendo i solari per la classe di protezione garantita:


  • Protezione Bassa – SPF da 6 a 10
  • Protezione Media – SPF da 15 a 25
  • Protezione Alta – SPF da 30 a 50
  • Protezione Molto Alta – SPF 50+

Il motivo per cui vengono accomunate protezioni che sembrerebbero diverse, è perché la differenza sostanziale fra le protezioni solari non è lineare come si potrebbe pensare.
Siamo abituati a pensare al 50 come un numero 5 volte più grande del 10, in realtà una protezione 10 ferma circa il 90% delle radiazioni, mentre una protezione 50 ne ferma il 98%.
Quindi vi consiglio di scegliere il solare senza stare troppo a guardare il numero, ma guardando la classe di protezione.
In generale vi do questo consiglio (che però dipende strettamente dal vostro fototipo, da dove vivete e dalle vostre abitudini e stili di vita), in mancanza di problemi di pelle specifici, tendete a preferire una Protezione Bassa solamente per gli ultimi giorni di vacanza (se vi siete abbronzati molto e non parliamo di prendere il sole all'una o due del pomeriggio), oppure per le prime giornate di sole in primavera (o le ultime in autunno) quando ancora il sole è debole, non c'è un clima tale da prendere il sole in costume.
Per il periodo estivo vi consiglio di cominciare sempre dalla Protezione Alta, passando gradualmente alla Protezione Media, ma solo se vi siete abbronzati.
Vi consiglio di usare un fattore di protezione da Medio o Alto anche se non avete in programma di prendere il sole, ma lavorate all'aperto, anche se non direttamente sotto il sole, i raggi UVA attraversano anche vetro e plexiglass, quindi se in questo caso non rischiate scottature (i raggi UVB non attraversano queste superfici), il danno biologico da raggi solari è possibile.
La Protezione Molto Alta è invece perfetta se siete costretti a stare sotto il sole continuativamente e molto a lungo come ad esempio per lavori sotto il sole, oppure per escursioni ad alta quota, dove le radiazioni sono più numerose, e per persone estremamente sensibili al sole, nel post-operatorio (per evitare il più possibile il segno delle cicatrici), e in caso di gravidanza, per prevenire il rischio di Melasma Gravidico.
In caso di balneazione, è preferibile optare per un prodotto Water Resistant o Very Water Resistant, che corrispondono alle due diverse capacità verificate da test in vivo:

  • WR: l'SPF deve essere mantenuto almeno al 50% dopo 2 immersioni da 20 minuti l'una
  • VWR: l'SPF deve essere mantenuto almeno al 50% dopo 4 immersioni da 20 minuti l'una
Di solito questa capacità è ottenuta tramite la giusta formulazione in eccipienti, di solito sintetici, ma che proprio per questo risultano più efficaci.

Visto che l'argomento è piuttosto ostico, per oggi chiudo qui.
Riprenderò in mano l'argomento più avanti, aggiungendo pian piano altri fattori di cui tenere conto.

Alla prossima!

Rasmus

Si ringraziano il Forum di Lola, il Forum di Sai Cosa Ti Spalmi, Biodizionario.it, e la fondazione Wikipedia inesauribili fonti di informazioni e di ispirazione

Nessun commento:

Posta un commento